Hey Joe – Jimi Hendrix (1966)

Da “rock opera” (ilmiolibro.it, 2012)

Premi letterari e luoghi comuni (Seconda Parte)

Una volta qualcuno mi disse: «Se vuoi vincere un premio, parla di morte o di malattia». Mi trovavo alla cerimonia di premiazione di un concorso letterario ed ero ancora alle prime armi; quell’affermazione mi parve un luogo comune come un altro, la sentenza di uno scrittore risentito per essersi visto superare troppe volte da altri. Eppure negli anni avrei imparato a rivalutare quelle parole alla luce dell’esperienza, fino a considerare la persona che le aveva pronunciate come uno che in fondo sapeva il fatto suo. Premi letterariDel resto si sa: nei luoghi comuni c’è sempre una parte di verità. Non se ne dovrebbe fare una regola, certo, però è pur vero che esistono temi sensibili (laddove evidentemente il tema sia libero e non guidato da una traccia), attraverso i quali alcune giurie più di altre si lasciano convincere che quel racconto, proprio per gli argomenti di cui si occupa, sia migliore di altri che trattano questioni più amene. Dunque lo stile, in questi casi, passerebbe del tutto in secondo piano, appannaggio di drammi, storie di vita vissuta e compagnia bella. Che poi, vai a vedere, magari un racconto che si è occupato dell’imbarazzo suscitato da un pezzetto di prezzemolo incastrato fra i denti è scritto meglio di quello di un autore diverso che ha parlato di un lutto o qualcosa del genere. Si crea, a tutti gli effetti, quella che può essere considerata una distorsione valutativa, roba che in psicologia si chiama “bias”. Ma nei premi letterari – è pur vero anche questo – si può giocare anche d’astuzia, per cui alcuni raggiungono un compromesso tra ciò che gli va veramente di scrivere e ciò che una giuria vorrebbe leggere. Beninteso, ci sono giurie e giurie, ed è bene distinguere tra quelle composte da persone veramente competenti e obiettive, e quelle – diciamo così – spinte solo da una certa passione ma senza un’adeguata preparazione letteraria. La fortuna di capitare nel concorso giusto e di essere letti dalla giuria giusta non è assente dalla lista dei fattori che possono incidere sulla vittoria, mi verrebbe da dire. 

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Premi letterari e luoghi comuni (Prima Parte)

Nello scorso articolo avevo parlato del concorso DeA Planeta, e dunque qui, riprendendo il discorso sui premi letterari come avevo promesso, rischio per la prima volta di essere in linea con il tema lanciato dalla rivista, ovvero in questo caso quello dei “ritorni” (e dico “rischio” perché non si sa mai, vista l’irresistibile attitudine alle divagazioni che mi affligge quando scrivo). Si direbbe, usando una frase ormai ampiamente sfruttata, che si tratta di un ritorno sulla scena del delitto (che poi, quando la sento, a me viene sempre in mente Profondo rosso di Dario Argento). Piccola parentesi (a proposito di divagazioni): quell’ultimo articolo l’avevo concluso con le parole “tirerò dritto”. Leggendo poi un articolo di Alessandra Tarquini su La Lettura (ottimo inserto settimanale del Corriere della Sera), veniva citata proprio l’espressione “tiro dritto” tra gli interventi mussoliniani più celebri. Quindi, senza saperlo, a quanto pare mi sono ritrovato a utilizzare un’espressione fascista, per il fatto che sia entrata a far parte del linguaggio di tutti i giorni. Eh sì, le parole sono importanti, come diceva Nanni Moretti in Palombella rossa. Eppure a volte le dici senza pensarci e ti ritrovi in un attimo a dichiarare i tuoi intenti politici. Lungi da me, non è proprio da quella parte che sto. Ma, come direbbe il barista filosofo del film di Billy Wilder Irma la dolce (prima ancora del narratore di La storia infinita), questa è un’altra storia. E ora, concludendo questa scia iniziale di luoghi comuni (l’altra volta avevo introdotto l’argomento con il giochino delle canzoni, oggi con questa pioggia di banalità… ma non ci sarà un due senza tre, lo giuro!), bando alle ciance – o, come direbbe il bPremi letterariuon Bergonzoni, “ciancio alle bande” – e passiamo subito al nocciolo della questione.

Orientarsi nell’oceano di concorsi che popolano la rete non è semplice, va da sé. Soprattutto per chi naviga senza bussola, diciamo così; con questo mi riferisco a tutti quelli che non conoscono molto bene la materia e si siano messi a cercare su internet premi a cui partecipare, ma senza filtri, senza requisiti particolari che possano servire per operare una selezione, seppur minima. Quali possono essere invece alcuni requisiti base di un buon concorso? Cosa lo rende migliore di altri? 

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Il rumore dell’acqua (pubblicato su Toscanalibri.it)

Il sito di Toscana Libri ha lanciato, in questo periodo in cui tutti siamo costretti a casa dal Coronavirus, una bella iniziativa che riguarda gli scrittori toscani. Ognuno ha scritto un breve racconto. Ecco il link al quale poter leggere il mio, che si intitola Il rumore dell’acqua.toscana libri